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Lui & Lei

Ninfetta squirter (atto 1°)


di LoStregone
19.04.2019    |    4.472    |    10 8.6
"Indugiai appena un minuto, poi la seguii, oltrepassai i vecchietti mummificati; lei era appena rientrata nella grande sala, le afferrai la mano con gentile..."
«Non sono d'accordo con te Mini Jacket, ho capito: i gusti sono gusti; ma non parlarmi di superiorità dei testi di Battiato rispetto a quelli di Paolo Conte. Dov'è l'avventura, dov'è la letteratura, dov'è la carnalità?!
Un brano di Paolo Conte ha l'odore del colletto della camicia di un raffinato marpione dopo una notte passata tra eccessi di passioni. E Battiato? Il Bardo, la meditazione, povera patria... Ma dai: non rompere il cazzo!»

Tra discorsi futili percorrevo la strada con Mini Jacket verso *******(1), località da me odiata; non sopportavo quel traffico, quell'aria umida e quel cielo sempre grigio, come l'Inghilterra. Un viaggio intrapreso solo per l'idea di far scambiare qualche chiacchiera tra il mio caro amico e una barista zizzona.

«Fammi questo favore, ho la macchina rotta; parliamo, mi fai da spalla e forse conoscerai qualche sua amica...»

«Vaffanculo!»

Eravamo quasi arrivati; Mini Jacket sogghignava in silenzio, mentre io, ricordandomi che avrei dovuto lavorare il giorno dopo, pensai a quanto l'esistenza fosse sopravvalutata.

Ore 23:48. Ci sedemmo al bancone del sedicente bar (un po' bar, un po' bistrot, un po' lounge bar....un po' troppe cose...). La barista tettona ci serviva del prosecco e vari stuzzichini, Mini Jacket le lanciava segrete occhiate oscene che terminavano in mezzo alla sua grazia popputa; la mia presenza era del tutto inutile, avrei potuto sedermi insieme ai tre veterani della Breccia di Porta Pia, gli unici clienti del locale, che tracannavano sambuca tra grosse risate di smunte dentiere. Ad un tratto giunsero dietro al bancone due strani individui con la faccia stralunata, forse avevano pippato mezza Colombia.

Ormai mi ero convinto di essere in un girone infernale, (probabilmente Dante era in bagno con Virgilio...) poi vidi una sagoma familiare: era Carla (2). L'avevo conosciuta tempo prima, durante una classica zingarata con Mini Jacket; fu solo una presentazione fugace, qualche sguardo, eppure la voglia di andare più in profondità l'avevo sentita.
Mini Jacket mi bisbigliò:

«Stronzo, hai visto che sai solo lamentarti! Lo vedi come ti pregusta...»

«Sei un ruffiano del cazzo...»


Guardavo Carla, guardavo il suo corpo minuto e sensuale cinto da abiti aderenti, guardavo le sue belle manine invitanti, guardavo i suoi capelli lisci biondi, guardavo la sua schiena flessuosa (la posizione della schiena assunta da una donna su una sedia conduce alla frenesia dissennata del Nord e del Sud del mio corpo...) che muoveva con grazia. Non le staccavo gli occhi di dosso, lei ricambiava fissandomi con quei fanali azzurro intenso. Il suo viso, soprattutto gli zigomi, le concedeva la parvenza di una bella devočka (3) russa che ha fame di sapori mediterranei.

Tutto il resto faceva da cornice: Mini Jacket, la barista zizzuta, il bar, i vecchi avevano la stessa valenza del vuoto; eravamo solo lei ed io e nulla più...e se fosse stata solo una mia sensazione?

«Scusami un attimo...»

Mi sussurò prima di alzarsi e andare verso la toilette...
E ora? È molto labile il confine tra una notte d'amore e un emerita figura di merda...

E d'un tratto capii che il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all'ispirazione (4).


Indugiai appena un minuto, poi la seguii, oltrepassai i vecchietti mummificati; lei era appena rientrata nella grande sala, le afferrai la mano con gentile virulenza e la condussi nell'angolo più nascosto e buio del locale.

«Ma sei proprio pazzo?!»

«Ogni tanto»

La presi con forza per le natiche e la sollevai affinché le nostre bocche fossero saziate, lei da abile ninfetta si aggrappò a me senza timore; la baciai: era piacevolissima quella linguetta indomita che non si staccava mai. Era contro la parete con le gambe ben salde a me, io mi deliziavo con il suo corpo tonico ed il suo odore.

Trovammo il nostro tavolo vuoto, lei poggiò le gambe sulle mie accarezzando il mio cazzo ingrossato che, esasperato dalla lunga folata di libido, tentava in ogni maniera di evadere dalla prigione dei pantaloni. Arrivò Mini Jacket che ci ispirò con una bella notizia...

«Carla, la tua cara amichetta ha detto di aspettarla, tra poco chiude. Poi andiamo tutti a casa sua per un sontuoso quartetto... Intanto beviamo questo bel prosecco.(5)»


Ore 02:20: della barista nemmeno l'ombra, abbandonato il bar, attendevamo in auto; Carla al mio fianco, Mini Jacket steso dietro in rassegnato silenzio, conscio oramai che la sua ambita tettona avesse preferito trincerarsi nel bar. Il favore nell'oscurità unito al laissez-faire del mio amico, mi permisero di dedicarmi a Carla: con due dita sbottonai il suo jeans ed entrai con leggerezza dentro di lei, tutto gradualmente per concedere un grande piacere: rimaneva immobile emettendo impercettibili sospiri di godimento, la mia mano era sempre più ossessiva, si stava bagnando sempre di più.

Era giunto il momento di accompagnare a casa il fratello di baldoria per concentrarmi sulla bella devočka bionda.
Durante il ritorno, scandito dal sottofondo musicale di San Paolo d'Asti (6), patrono dei maialoni raffinati, continuai a stimolare Carla; mi afferrò la mano, mi leccò le dita che tanto la stavano deliziando, le condusse nel suo intimo.


Congedato Mini Jacket, raggiunsi fulmineo il luogo più adatto per imboscarci (7). Via la camicia, via i pantaloni, via le scarpe....finalmente nudi, Carla era smaniosa, infuocata.


«Sai perché in macchina mentre mi facevi godere non mi sono mossa? Volevo farti diventare il cazzo di marmo...ci sono riuscita?»


C'era riuscita senza dubbi, io stesso mi ero trasformato in una colonna di marmo, avrei voluto possederla all'istante, con infinito vigore; ma perché bruciare tutto? Si fiondò sul mio cazzo e brandendolo con le mani disse con una vocina da piccola troietta viziosa...

«Che cazzo grande che hai, vuoi sposarmi? Fammi assaggiare...»

Assaggiava di gusto, la sue labbra si erano impossessate del mio glande, la sua lingua si dimenava su ogni punto; l'avidità che mostrava rendendo il cazzo schiavo della sua bocca mi regalava potenti scariche di godimento: volevo sentire la sua gola...lei si impegnava con sagacia, fino ai limiti del possibile. Mi liberai dall'assedio orale per ricambiare, in un istante era seduta sulla mia faccia e mi davo da fare per condurla all'orgasmo; fui ispirato dalla sua patatina così liscia e saporita, ora era lei ad essere assediata dalla mia lingua. Ero sempre più in profondità, lei si stimolava vorticosamente il clitoride e poi...uno zampillo di felicità orgasmica schizzò sul mio viso; la assaggiai ancora inebriato dal sapore.

Ero diventato una furia di carne: lei stesa sui sedili ed io dietro la penetravo con forza tenendole stretti i polsi mentre i suoi umori si spandevano; gemeva sotto i miei colpi decisi, tutto quel fluire di piacere intimava di non fermarci. Carla era prona, le stringevo la nuca tenendole saldi i capelli, mi omaggiava il cazzo con piccoli getti di godimento. Divenne bagnatissima: un errore di calcolo ed entrai nel suo culetto indifeso, lei non si scompose fino a quando non sopraggiunse dolore, allora mi fermai (8).

Decise di cavalcarmi, io mordevo delicatamente i suoi seni mentre un indice mascalzone entrava nel suo bel culetto; lei si dimenava, più godeva come una matta e più spingeva forte e sapientemente con il bacino.
Voleva il mio sperma, le feci infilare i tacchi ed uscire dall'auto; (che estasi era il suo corpo sotto la luce della luna) quando fu in piedi davanti a me, le infilai due dita dentro e, come per incanto, un forte squirt bagnò le mie gambe. Le porsi quelle dita magiche che succhiò con gusto.

La adagiai sul cofano, volevo sfinirla e farla squirtare ovunque, si aggrappò a me con le unghie cercando di soffocare le urla di piacere. La penetravo brutalmente, con un'intensità crescente; affondai nella sua carne fino ad esplodere sul suo volto una lama di calda sborra. (9)

Rientrammo in auto e ci stringemmo sfiniti e contenti.

Il sole era ormai sorto, eravamo sotto casa di Carla che per tutto il tragitto aveva deciso di prosciugarmi il cazzo...

«Che fai domani?»

«Introno l'universo con la possanza della mia voce...»

«Cosa?»

«Quando dici domani intendi oggi?»

«Sì...»

«Devo andare a lavoro tra poco più di un'ora»

Ci baciammo intensamente.

«Spero di rivederti presto, ciao...»

«Io spero prestissimo, ciao bella...»
















NOTE

1) Località della provincia di Caserta molto vicina ad un casello autostradale, cento punti a chi indovina.

2) Nome inventato.

3)Ragazza.

4)Ricordate quel cattivone che lo diceva?

5) Sì, lo so: ho bevuto e dovevo guidare...denunciatemi...

6) Fu una piccola vendetta per il discorso precedente.

7) Niente carsex: sono allergico ai troppi anglicismi.

8) Non ha senso continuare se lei non prova piacere, giusto?

9) Voglio dedicare un pensiero commosso a tutti i preservativi che si sono rotti, i silenziosi eroi caduti sotto la nostra depravazione.
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